Urban Housing: la grande sfida degli architetti, ovvero come alloggiare la popolazione nelle zone urbane

Con il massiccio esodo della popolazione verso le zone urbane le città si trovano ad affrontare un grande problema: combinare la diversità sociale e i bisogni di alloggio di una popolazione in continua crescita. L’ottimizzazione delle superfici abitabili è un punto centrale nella ricerca di soluzioni che sempre più spesso implicano delle innovazioni architettoniche. A Nanterre l’architetto iraniano Farshid Moussavi ha ideato nel 2017 la prima struttura residenziale all’interno del quartiere della Défense, famoso per la sua alta concentrazione di uffici e attività commerciali. Per l’architettura si tratta di un’innovazione che guarda al valore della diversità sociale.

Negli anni Settanta nasce la città satellite della Défense, che oggi si estende su quattro comuni della metropoli «grand Paris», tra cui Nanterre. Nel corso degli anni la zona sita ad est dell’Arche della Défense è divenuta particolarmente densa a causa del moltiplicarsi di nuovi grattacieli sempre più alti, destinati ad accogliere uffici e attività commerciali. Ad ovest, invece, gli investitori hanno costruito solo nelle immediate vicinanze dell’Arche, creando così un disequilibrio architettonico. Questo disequilibrio è stato poi corretto dal progetto di modernizzazione della spianata che si trova ad ovest verso Nanterre. Nel 1996 il paesaggio del quartiere si è ulteriormente trasformato per la costruzione di una lingua di cemento che sovrasta l’autostrada, la quale ha creato due livelli separati nel paesaggio. Il livello superiore è occupato dalla cosiddetta «Jetée», una piattaforma in legno di 400 metri di lunghezza che si stacca gradualmente dal suolo; mentre al di sotto dell’autostrada è stato organizzato uno spazio aperto più funzionale per il tempo libero e il relax.

La modernizzazione della spianata di Nanterre ha creato un’esplosione di costruzioni sul territorio della città. Nel 2017, dopo trent’anni di assenza di innovazioni architettoniche, Farshid Moussavi, architetto iraniano che vive in Inghilterra, ha ideato la prima struttura residenziale all’interno di un paesaggio fino ad allora monofunzionale, fatto di uffici e attività commerciali. L’edificio abitativo, battezzato «îlot 19», “riveste” la spianata conferendogli, in continuità con gli edifici circostanti, una certa coerenza paesaggistica. In effetti, la costruzione si colloca dietro la Jetée e a una certa distanza dall’Arche, la quale segnava il confine tra città e entroterra. Questa bipolarità è stata così smussata dalla presenza di un nuovo edificio dietro il quale si trova un cimitero in una zona intermedia che si prolunga fino ad un grattacielo di 200 metri adibito per uffici.

L’îlot 19 se ne sta sul bordo della lingua di cemento che sovrasta l’autostrada, in questo modo inglobando al suo interno il significativo cambiamento paesaggistico introdotto nel 1996. L’accesso alla costruzione di dodici metri di profondità avviene dalla spianata. Ognuno dei cinque vani scala con ascensore serve due appartamenti ai piani superiori. Questi appartamenti, 72 in totale, sono forniti di un doppio affaccio, sulla spianata e sul cimitero retrostante. Il lato ovest dell’edificio si espande sui tre piani inferiori per adattarsi alla topografia del sito e accogliere 110 piccoli appartamenti per studenti. Sempre ai piani inferiori sono stati allestiti cinque appartamenti adattati ai bisogni delle persone anziane, nonché nove appartamenti di proprietari-occupanti il cui prezzo è fissato alla metà di quello di mercato grazie alla sovvenzione del comune di Nanterre.

Al piano terra, collocati in mezzo ai principali snodi della circolazione, si trovano diversi locali per le attività commerciali che permettono di animare lo spazio e stimolare la vita nel cuore del quartiere.

Con i suoi diversi tipi di appartamento e i suoi 11.500 metri quadri di superficie abitabile, la struttura è teatro di una grande diversità sociale. Nonostante gli appartamenti più economici si trovino ai piani inferiori dell’edificio e quelli più lussuosi ai piani superiori, questa divisione sociale non è visibile dall’esterno. Si tratta di una scelta esplicita da parte dell’architetto, che ha voluto evitare ogni forma di segregazione visiva. Inoltre, per quanto i residenti abbiano estrazioni sociali diverse, come anche età e interessi diversi, Farshid Moussavi si è posta come obiettivo quello di farli incontrare nella parte bassa dell’edificio, pur facendo attenzione a creare una barriera spaziale tra gli studenti e gli altri residenti per evitare ogni problema di disturbo della quiete.

Dal punto di vista architettonico l’edificio si articola secondo una logica di sovrapposizioni. La facciata che dà sulla spianata si declina in più strati di spazi sporgenti o di nicchie di profondità diversa, che vanno a costituire balconi o logge, così conferendo alla struttura un carattere movimentato e aperto verso l’esterno.

«Anche se un appartamento più economico viene allestito in modo semplice e poco caro, deve comunque offrire un’alta qualità per il modo con cui il volume dell’edificio è articolato e per le scelte che riguardano il sistema di circolazione, la struttura e i materiali, così da avere un edificio unico e ben concepito per tutti i residenti. Un tale edificio dovrebbe comunicare loro un senso di potenziamento, qualunque sia il loro statuto sociale».
Farshid Moussavi, architetto di «Farshid Moussavi architecture» e architetto del progetto «îlot 19» a Nanterre.

A ciò va aggiunto che la scelta di limitare gli elementi portanti della struttura ai muri divisori tra gli appartamenti, ai vani scala e alla facciata, permette di offrire una notevole flessibilità in termini di adattamento e trasformazione degli interni. In questo modo si può rispondere a una domanda specifica da parte dei residenti, un importante vantaggio visto che la maggioranza delle stanze è relativamente piccola. Inoltre, i materiali scelti sono tutti di grande qualità per evitare ai proprietari costi di ristrutturazione sul lungo periodo. Le entrate sono improntate ad un’atmosfera elegante e rilassata, propizia allo scambio, anche grazie alla presenza di tavole di legno e banchi nello stile di Donald Judd.

immagine: ©archdaily.com

Johanna Leimgruber

Economiste d’entreprise et assistante en communication & RP chez Elitia Communication